Benvenuti a Che tempo che fa a Sanremo 2014.
Il tutto si apre con la prospettiva del Disastro. Nella
storia di Sanremo è capitato che interventi
esterni richiamassero all’attenzione un tema urgente. Mi ricordo Pippo
Baudo a Sanremo ’95 promettere aiuto ad un uomo penzoloni sul cornicione
centrale, o gli operai genovesi della Fiat invitati sul palco dopo le
agitazioni davanti all’Ariston.
Lo ammetto: mi perdo Ligabue e la De
Andreiana Creuza de Ma.
Dopo Fazio entra la Littizzetto. Nello specifico lui esclama:
“ Luciana Littizzetto!” e subito dopo penso di aver schiacciato col culo il telecomando ed esser tornata a Passaparola perché sotto i miei occhi si compone una gaia coreografia
dove due dozzine di ballerine decorate con mezzi scroti rosa issati in
testa annunciano Luciana. Che appare con lupetto in velo carne e reggiseno
a balconcino con piccole piante e un piccolo Vincenzo Mollica che si porge da
basso. Sono passati circa sei minuti dalla tragedia sfiorata dei tizi sul
balcone.
ARISA in rossetto corallo e maglia nera Oviesse su gonna
glitterata classe 1978 e canzone su di una mela che cade dal ramo. Al coro di “
chi l’ha vestita?” qualcuno risponde “
una stagista H&M.”
La canzone non è bella, non si capisce di cosa parla. “D’amore”,
dice sonnecchiando mia madre.
Arisa ha quest’indole da massaia ben riposta dentro di lei, sembra sempre pronta a sbattere quattro uova nel catino. Poi si scopre che ha delle pump bianche che abbandona sul palco in un qualche moto liberatorio. Sono abbastanza sicura di aver udito qualcuno del pubblico gridare “ A FRICCHETTONA”. A canzone finita la Littizetto la guarda e le dice: “Madonna che figa che sei”. E lo fa ciancicando una gomma.
Arisa ha quest’indole da massaia ben riposta dentro di lei, sembra sempre pronta a sbattere quattro uova nel catino. Poi si scopre che ha delle pump bianche che abbandona sul palco in un qualche moto liberatorio. Sono abbastanza sicura di aver udito qualcuno del pubblico gridare “ A FRICCHETTONA”. A canzone finita la Littizetto la guarda e le dice: “Madonna che figa che sei”. E lo fa ciancicando una gomma.
FRANKIE HI ENERGY il ragazzo suscita rispetto e fiducia. Indossa una maglia dalla quale spicca
forse un arcobaleno per Sochi 2014. La
seconda canzone parte con un raggamuffin insopportabile, con luci di scena rossi verdi e gialli si
chiama “Pedala” e non è un sequel generazionale di Il Bandito e il Campione ma
un inno al coraggio per i giovani in
tempo di crisi. Le coriste perplesse
devono ripetere solo pedala, ma
controllano lo spartito. Ospiti Tania Cagnotto e Francesca della Pe, che
sembrano in fila per il Muccassina, che parlano in sincrono e con l’ombretto
turchese. Vince pedala.
Stai per entrare in una valle di lacrime.
Si aspetta il
terzo concorrente ed invece esce Fazio vestito da ladro così come lo vestirebbe
la stagista H&M, con lupetto nero e passo felpato. Dichiara di essersi
vestito da esistenzialista francese e sento qualcuno dal pubblico tossire e
chiedere “Ma non cantano più?” Scopro
solo in questo momento che sul 5 danno Il Duro del Road House con Patrick Swayze; quasi quasi. La storia dell’esistenzialismo
francese era un modo originale per annunciare Letitia Casta. I due, non lo
immagineresti mai, stanno per metter su un siparietto di venticinque minuti. Lei canta Meraviglioso di Modugno, lui
le Foglie Morte di Prévert. Lui dovrebbe rappresentare lo struggimento d’amore,
lei la vitalità della giovinezza. Per questo si spoglia e canta Ma ndò vai se la banana non ce l’hai. Poi
fanno un altro duetto scelto per commemorare la scomparsa di Enzo Iannacci. Lo
sbigottimento è generale.
ANTONELLA RUGGERO dopo una crudele presentazione della Litttizetto ( “sta’ sempre qua perché è genovese”) cerca di rimediare sparando a
caso un “che gnocca”. La prima canzone si chiama Quando Balliamo. La Ruggero ha lo sguardo a metà tra NormaDesdmond e Robert Smith, una voce magnifica e la canzone non è male. E’ vestita Oviesse
anche lei. La seconda canzone Da lontano invece
mi ricorda l’allarme ad ultrasuoni
contro le zanzare. L’ospite che proclama la canzone vincitrice è un
pallanuotista cubano che ride e basta. Scenetta della Litizzetto allupata.
Vince la canzone degli infrarossi.
RAFAEL GUALAZZI & THE BLOODY BEETROOTS : Rafael vestito di blu,
il tipo che lo accompagna al basso ha la maschera di Venom. L’attacco della prima canzone ci fa dire :
“ancora gualazzi.” Un pelo migliorato nell’aspetto, ci stupisce con un
giuoco di coristi gospel guantate di vermiglio e base synth
che manco 11th dimension di
Casablancas. Liberi o no è il secondo
brano: coretti, giri di chitarra da
telefilm del ’79 e Venom che saltella. Per me dovrebbe semplicemente trovarsi
un buon autore che impedisca a Giuliano dei Negramaro di scrivere cose tipo “convenevole / controllabile
/ prevedibile.”
L’ ospite che annuncerà la canzone è Luigi Naldini terapista genetico, il meglio
vestito della comitiva. Questo
improvviso salto tematico mi
intimorisce. Vince Liberi o no, Venom
ne è felice.
Lungo cappello su Raffaella Carrà che canta e che balla pa pa party tonight e mette in campo,
alle 22.28 il cha cha cha ciacio ciao,
di cui temo le ripercussioni radiofoniche. Auto felicitandosi del successo del remix A Far l’Amore comincia tu, presente nel
film La Grande Bellezza , La Carrà si
augura che Sorrentino possa vincere anche un Oscar (oltre al Bafta, vinto ieri,
scopro.) Esce la Littizetto che imita la
Carrà che fa finta di essere sorpresa: il tutto sfocia in un duetto un poco
pazzeriello. La Carrà saluta tutti con
un appello al Governo Indiano per la questione Marò. Marò davvero.
CRISTIANO DE
ANDRE’: identico come non mai a suo padre. La prima
canzone ha una bella dimensione orchestrale. Ospite una sciocchina Cristiana Capotondi vestita di tenda verdina . Questa risulta
nella maniera più schiacciante l’accoppiata peggio assortita del secolo.
Addirittura la Capotondi fa dita incrociate a Cristiano, il quale non sa se
ricorda dell’esatto significato del gesto ma sorride e lo riproduce.
PERTURBAZIONE La prima canzone, Unica è una sorta di Mambo
n° 5 con tanto di Erica, Monica, Arianna e Sara, lui sembra Michel Klein che tenta di resistere all’impulso di ballare. Il succo della canzone è pressappoco Nel dubbio t’amo. La seconda canzone L’italia vista dal bar composta di tre
dico, tre note.
Ospite quel bontempone di Massimo Gramellini che non si perde un’occasione per leggere un
suo componimento e parlare di fiori cuori e cass’integrati. Nella seconda parte
della lettura definisce Sanremo “una
mammella alla quale tutti si attaccano”. Brr.
Subito dopo Cat Stevens, il meglio vestito de tutti. Con All you Need is Love convince tutti che
non importa se sei musulmano se ami davvero. Un nuovo pezzo: Dreams e uno dei tempi andati : Father and Son.
E POI GIUSI FERRERO Con tubino bitorzoluto e avambraccio
power. Propone L’amore possiede il bene
e ti porto a cena con me. Secondo me
la Giusi vince. Ha qualcosa della massaia pure lei: me la immagino preparare la
tavola e lucidare i pomelli del forno. Ospite l’attore a me sconosciuto Marco Bocci inutile come solo Marco Bocci può
essere; si ciuccia, come tutti noi, il promo turistico della città e poi i
benamati dieci minuti di pubblicità, prima di crollare sfinita riesco solo a pensare: e domani?
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