Vi ammorbo con un ultimo scritto di considerazioni sui premi veneziani assegnati ieri sera.
Come ormai saprete pure se siete in migrazione verso l'Africa, Pieta di Kim Ki Duk si è accaparrato il Leone d'Oro e, alla fine della fiera, non c'è proprio nulla che si possa recriminare a questa scelta.
Dopo averlo premiato con premi minori negli anni scorsi, Venezia fa con Kim Ki Duk quanto altri festival, Cannes in primis, fa con alcuni registi: scovarli, coccolarli e poi vezzeggiarli. A parte la politica festivaliera, il diciottesimo film di Kim Ki Duk convince ma brilla meno di altri suoi precedenti. Malgrado questo resta un'opera forte e importante, dai tratti estremi e morbosi, con un esito poco prevedibile e molto intelligente. Quindi, voliamo ad altro!
Sono molto contento per Ulrich Seidl e il suo Paradeis: Faith che vince l'argento per la regia. Il film è una bomba e lo dico dal primo giorno: tosto e doloroso, chirurgico e livido. Ora aspettiamo il terzo episodio della trilogia!
The master di P.T. Anderson ovviamente a bottino - quasi- pieno e, in particolare, la doppia Coppa Volpi ai due enormi protagonisti del film: Philip Seymour Hofmann e Joaquin Phoenix. Che altro si può fare con due nomi così nel cast?! Ovvio, ti prendi anche il premio speciale della giuria!
(Quel che resta di Venezia 69, finita ieri sera...)
Sul premio alla giovane attrice israeliana Hada Yaron, protagonista di Fill The Void di Rama Burshtein, sorvolo e Vi dico che ci può assolutamente stare. Su un premio puramente consolatorio come quello alla sceneggiatura assegnato ad Apres Mai di Olivier Assayas dirò, con un francesismo: Go caro!
Ora volo via e dico ciao a Voi piumati cari. Grazie di esserVi bevuti i miei deliri veneziani!
Siete un pubblico meraviglioso,
il Vostro corvaldo
Grazie a te caro Corvaldo. Le Cornacchie al completo ti ringraziano... A prestissimo corvina!
RispondiEliminato be continued....??? vero??????
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