Davanti
all’opportunità di leggere e recensire in anteprima questo libro
mi sono sentita onorata. Non
sono una critica di professione; chi mi ha proposto quest’attività
si fida del mio gusto e delle mie opinioni. Nonostante l'apparente
semplicità del compito mi sono trovata a gestire una discreta
responsabilità: giudicare qualcosa e rendere la mia stessa
recensione oggetto di critiche.
Questo
è il primo romanzo di Enzo Miccio, celebre presentatore TV e
titolare di una società di organizzazione di eventi e matrimoni.
La
storia è una sciarada romantica con intenti briosi ambientata
tra la Parigi contemporanea e il Principato di Monaco degli anni '60,
in una vorticosa vicenda che coinvolge e rende protagonista un
simbolo della moda moderna: la borsa di Hermes ispirata alla
principessa Grace Kelly all'apice della sua notorietà.
Una
raffinata signora milanese dal cuore assopito
torna
tutti gli anni in quella Parigi che tanto le ricorda l'amore con il
suo fidanzato Pietro, morto improvvisamente dopo averle chiesto la
mano, lasciandole come promessa una Kelly originale, appartenuta alla
principessa Grace in persona. Vincent, un rubacuori parigino,
scioglierà il ghiaccio nel cuore della donna o è solo intenzionato
ad appropriarsi della preziosa borsa? Enzo Miccio è un conoscitore
sapiente dell’eleganza classica. Infarcisce qua e là raffinate
precisazioni sulle mise dei
personaggi, ne descrive con accuratezza il guardaroba, si sofferma
sul tipo di fiori nei loro salotti, ci mostra le loro case, spia le
loro diete.
Parallelamente
non posso non segnalare l'abnorme quantità di personaggi famosi più
o meno amati che scrivono libri.
Il
signor Miccio, come tantissimi suoi colleghi, avrà colto la palla al
balzo. Avrà detto di Sì
all’opportunità
di scrivere di ciò che gli piace cavalcando l’onda del successo,
aspetto questo che non mi sento di giudicare negativamente.
Ciò
che non capisco è come una crew
atta
a supportare un “non-scrittore” nel componimento di un’opera
(l’editor,
i consulenti, i
collaboratori
e la stessa casa editrice) non si sia preoccupata di esigere di più
da un’opera così arrogantemente priva di cura che si rifà al
modello descrittivo dei romanzi rosa Harmony
dalla
narrativa stucchevole e inverosimile, ma che mai risulta pretenziosa.
La
struttura della storia si basa sulla falsa riga della spy-story
anni
’60, in un vortice di colori e situazioni frenetiche, profondamente
autoironiche e sviluppate con ritmo ed eleganza.
Gestire
ogni
parte
dell’ingranaggio non è semplice e il signor Miccio non ha la
necessaria conoscenza del sistema
approfondita
e fluida per essere convincente.
I
personaggi
stessi sono relegati in atteggiamenti e battute consumate, senza
nessun tentativo di allontanarsi dalle caricature del romanzo rosa.
L’evidente mancanza d’Interesse nel coinvolgere quella fetta di
pubblico che non conosce il personaggio TV ritratto sul retro della
copertina, corrisponde ad un’occasione mancata per il Signor Miccio
che ha, tutto sommato, le carte in regola per creare qualcosa
di interessante.