lunedì 17 febbraio 2014

CHE NE É STATO / THE O.C.


La California, col suo clima mite, le cadillac laccate, l'oceano spumoso e le celebrities, è come sempre uno degli scenari più adatti a un telefilm, un tableau vivant di contrasti, vizi e virtù che in genere entusiasmano il pubblico.
Devo essere sincera, quando la pubblicità acclama un telefilm come "una delle serie che ha coinvolto/stregato/appassionato/sconvolto e chi più ne ha, l'America", non vedo l'ora di verificare quanto ciò invece non sia all'altezza delle aspettative.
Ed è stato il caso di O.C., acclamatissima serie ambientata nella contea di Orange County, che ci mostra uno spaccato di vita di giovani ricchi o aspiranti tali, viziati un po' di più dei furono Beverly Hillers, ma più o meno con le solite dinamiche e i soliti clichè.
Ricordo ancora il primo episodio con la goffa citazione da Rebel Without a Cause (Gioventù Bruciata) e un protagonista con un'inespressività statuaria, che interpreta il ruolo redento di un bulletto di periferia che viene amorevolmente preso in affido dallo zio ricco che gli dona così la gioia di vivere, ovviamente Ryan (interpretato da Ben McKenzie) per il resto del telefilm non avrà alcun tratto somatico del bullo: l'agio e il denaro sono terapeutici, cancellano ogni perversione.
Per cui la morale è la ricchezza ti rende migliore, ti da un tetto, gli studi, gli amici, la fidanzata, i parenti, gli agi, quindi a questo punto non mi spiego proprio perchè la gente voglia essere così maledettamente povera, scandaloso.

Asimmetricamente, si ritaglia un suo ruolo un personaggio di spalla, anche troppo acclamato, il brunetto interpretato da Adam Brody, di bell'aspetto, simpatico/nevrotico alla Allen e soprattutto un vorrei-ma-non-posso indi che resta infine vittima degli sceneggiatori che lo vogliono comunque ricco e intrappolato in routine da pensionati benestanti e annoiati.
Lo dico perchè quando vedi questi tentativi caratteriali pensi "dai ce la possono fare a creare un personaggio più europeo, più realistico e meno eroico" ma poi invece, no, non ce la potevano fare.
E ovviamente non ci sono eroi senza belle e così due creature di sesso femminile vengono accollate ai nostri già zoppicanti protagonisti, creando il solito tira e molla primitivo, condito di alcool e droga alla vecchia maniera.
Così dopo tutte queste emozioni guidate, ci siamo chieste che fine hanno fatto i nostri eroi?


Ryan Atwood

Nomen omen, de legno, per intenderci. Caro Ben secondo me prima di intraprendere altri telefilm devi fare un po' di ginnastica facciale e aumentare l'espressività ad almeno 3 o 4 diverse espressioni.
Impegnati un po' che la ricchezza ti ha dato la gioia.




Seth Cohen
Una brillante carriera televisiva, astro nascente di hollywood e musicista acclamato, ah no scusate non era lui.
Per me resterà sempre il timido musicista delle Gilmore Girls.




Summer Roberts

Io non so ma lei non c'entra nulla col Disney Channel?  Ah no? Va bhe sono tutte uguali però, morette, occhioni da bambi e piccole piccole, io se fossi Summer invece di continuare a impuntarmi sulla moda (che a quanto pare non ti riesce fidati) e di farti fotografare con Karl Lagerfeld come se fossi al concerto dei Take That e ti passa a fianco Mark Owen, invierei il mio cv alla Disney.
Successo assicurato.



Marissa Cooper

E infine come ogni telefilm che si rispetti c'è sempre chi cade "nell'errore Stanislavskij" ossia si immedesima troppo nel personaggio e ne fa vita reale.
Sì, capita spesso dovrebbero fare un'associazione benefica per questi poveri sprovveduti attori che ci cascano, io potrei anche devolvere l'un per mille o qualcosa del genere.
Povera la nostra Mischa, ma non sapevi che intraprendere la strada dell'acolismo fa ingrassare e ti rende sfattissima? Cioè un conto è bere per finta... la siloutte resta invariata, ma se lo applichi alla vita reale...
Io voto C.R.A.V.E.S. "Circolo di recuperto per attori vittime dell'errore Stanislavskij"







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