lunedì 17 giugno 2013

Le Cornacchie incontrano Andrea Renzini

Oggi le Cornacchie incontrano un artista poliedrico e ricco di spunti dadaisti, che si esprime attraverso arte, musica e moda!
Vi presentiamo Andrea Renzini:

1) Arte, musica, moda: come nasce la tua poliedrica passione per il mondo dell'espressione? Qual è il tuo percorso?
Ho iniziato a disegnare e a dipingere nei primi anni ottanta in quel contesto che allora veniva definito "scuola bolognese del fumetto", amici come Andrea Pazienza mi hanno introdotto alla rivista "Frigidaire" con cui ho iniziato a pubblicare i miei primissimi lavori, delle anomale storie a fumetti come tutto era anomalo allora... in seguto la pittura ha avuto un ruolo predominante nella mia evoluzione, esponendo dai primi anni novanta in diverse gallerie e musei sia in Italia che all'estero.



2) Quali sono i tuoi punti di riferimento nell'arte nella musica e nelle espressioni visive in genere?
I miei punti di riferimento cambiano in rapporto ai soggetti e a contenuti che vado ad affrontare ogni volta che inizio un progetto nuovo.. sia che si tratti di un immagine o un installazione, una foto o un concerto.. ho un approccio molto eclettico nel creare, è una elaborazione di tutte l'esperienze vissute che si mescolano, si sovrappongono si sovraccaricano tra loro.
Mi identifico molto gli artisti che sfuggono alle gabbie delle identita' precostituite, amo molto il lavoro di Francis Picabia, la sua ermetica libertà intellettuale, ma anche Gerard Richter e sicuramente tra gli italiani Alighiero Boetti, forse il più grande nell'affrontare il doppio e la molteplicità, ma anche per ultimo Rudolf Stingel, molto bella la sua mostra vista di recente a palazzo grassi a Venezia.
La liberta di spaziare da un linguaggio all'altro mi permettono di adottare una  coscienza nomade e di affrontare strategie sconosciute con maggiore leggerezza, senza rimanere prigioniero di uno stile o di un pensiero unico..



3) Marcel Duchamp diceva: "mi sono costretto a contraddirmi per evitare di conformarmi ai miei stessi gusti". Nel tuo progetto artistico parti in un certo senso da una specie di ready made, senti un tocco dadaista?
Condivido pienamente! Duchamp ci ha mostrato per primo che tutto e tutti sono pervasi di arte, basta esserne consapevoli e con ironia e intelligenza oltrepassare gli ostacoli della forma e ritrasformarla. i ready made siamo noi nella nostra quotidianità, tutto è già stato fatto, esplorato , vissuto da qualcun altro sia che si tratti di luoghi o di idee.. amo molto il dada e specialmente il movimento situazionistico e il suo modo di trasgredire il conformismo nell' linguaggio artistico ma anche sociale, il suo atteggiamento di anti-comunicazione mi ha sempre interessato.


4) So che è una domanda da un milione di dollari, ma sono fermamente convinta che, infine, l'arte sia una ricerca, cos'è che cerchi, di comunicare, esprimere, realizzare?
(puoi anche mandarmi a quel paese!)
A essere sincero non farei l'artista se fossi l'unico uomo sulla terra...non sento la necessità interiore di dover creare alcun manuffatto artistico per la mia intima vanità o necessità...esistiamo solo se ci confrontiamo con altri e con l'esterno interagiamo... è un interloquire con un soggetto che fa si che un opera abbia un senso compiuto, è in questo dualismo di incontro/scontro che l'arte ha sempre avuto un ruolo di verità e di conoscenza al plurale, altrimenti sconfiniamo nella teologia che è sempre un'altra forma di arte ma interiore non manifesta...


5) Hai anche un progetto musicale, e in un certo senso, io leggo di nuovo un senso dadaista nel recupero di oggetti non per forza fatti per suonare che però vengono da voi utilizzati per realizzare musica è così? o mi sbaglio? Come nascono progetti come Pantone e Folletto?
Ho sempre suonato in diversi "collettivi sonori" non band o gruppi nel classico modo di intendere...il mio primo si chiamavano i "VENTRILOQUI" ed era formato da un minimo di 4 a 18 elementi che suonavano in contemporanea una sorta di performance permanente, free jazz adolescienziale ad altissimo tasso alcolico, ma erano gli anni che a Bologna si frequentavano gli artisti della no wave newyorkese prodotti da brian Eno, e percui ti sentivi immerso in un liquido amniotico che nobilitava qualsiasi espressivita' anti sistemica uscisse da quel brodo primordiale..ricordo i Tuxedo Moon entusiasti dopo la nostra prima performance.
Mi sono sempre considerato un musicista "riflesso" dal momento che non so' suonare nessun strumento particolare...per questo ho cominciato ad usare il suono come forma espressiva speculare alla pittura, ma sempre nella dualità...Nel progetto "SONIC SET FROM CONSUMED PANTONE" ad esempio suonavo i pennarelli Pantone dopo averli usati per creare una serie di carte topografiche di grande dimensione del golfo di Pozzuoli, per una mostra realizzata a Napoli...il suono del gicolio dei pennarelli scarichi amplificati con una serie di delay su un tamburo, unito alla ritmica di un batterista creavano un sound molto primitivo ,una sorta di savana sonora ...uno sghignazzare di stormi di uccelli e animali molto bizzarra e tribale nella sua genesi..con il progetto Pantone ho suonato in diverse gallerie, festival e musei...dal PAC di Milano alla Kunsthalle di Merano, allo Slick di Parigi alla fondazione CCA kunsthalle Andratx di Palma di Maiorca, poi giunti alla consunzione totale ci siamo scaricati.
Con il collettivo "VOLKWERK FOLLETTO" ho affrontato il concetto di suono in maniera piu' pragmatica e meno concretistica..insieme al musicista Gian Luca Patini abbiamo reintepretato il rumore attraverso l'uso di macchine improprie come aspirapolveri ed aereosol in un'esperienza musicale nel senso classico, aspirando indistintamente tutti i generi..dal noise al folk al rock all'elettronica tutti raccolti in un grande buco nero di polvere e materia..Siamo partiti dalle tematiche della musica concreta e sperimentale risalendo fino al rock e a tutti i suoi derivati, un viaggio a ritroso sul rumore.


6) E la scelta di un mondo sonoro cupo e complesso? Da dove sei partito per ricavare queste sonorità?
 Le sonorita' "oscure" provengono dall' influenza e amicizia con Hans Joachim Roedelius, pioniere dell'elettronica tedesca e membro dei Cluster e dei primissimi Kraftwerk, che ci ha aiutato,consigliato e scritto una breve introduzione nel disco...per cui la musica è un omaggio alla scuola tedesca e a Stockhausen come imprint ma non solo, come qualcuno ha definito il disco : "un aspirapolvere italiano che aspira linfa residuale in un quartiere operaio tedesco."
Del resto l'aspirapolvere è un oggetto nato in origine per creare pulizia ma che de- genera in rumore, confusione, fastidio..per questo il testo di presentazione del non- disco  "Volkwerk Folletto" ho voluto fosse scritta dal cattivo maestro dell'estrema sinistra Toni Negri, un saggio sulla teoria del kaos e sulla polverizzazione delle ideologie ma anche delle "culture" musicali.





7) Poichè sei una macchina da guerra, in collaborazione con la tua compagna, hai realizzato anche una linea di abbigliamento: Vaticana.
Quali sono i punti cardine di questo progetto? Gli stilisti di riferimento?
La linea VATICANA nasce per gioco circa tre anni fà insieme alla mia compagna Silvia Spada, sarta stilista santa autodidatta, un vera selvaggia delle macchine da cucire con un incredibile istinto nel decostruire qualsiasi forma destinata al corpo femminile., io ciò aggiunto quel tocco di spirito iconoclasta e situazionistico che fa di Vaticana non un semplice "brand" di abbigliamento ma una filosofia estetica per menti spruzzate di sopraffino.
Tutti gli abiti sono unici ed irripetibili nell'accostamento e scelta dei materiali, non esiste premeditazione ne una lunga progettazione nella formazione di ogni collezione, ma una casualità simile all'improvvisazione..sono maglie senza senso nè tempo ma con una perfetta vestibilità...simili per atteggiamento ai primi lavori di Vivienne Westwood o di Issey Miyake.Ritornando al concetto iniziale di eclettismo posso dire che Vaticana è lo stesso lavoro ripetuto con lo strumento della moda invece che con la pittura o il suono...pensandoci bene tutto il "readymade" di Duchampiana memoria si è trasformato in una sorta di "appropiazione indebita" dell'esistente, dal Pantone al Folletto fino allo stato Vaticano ... ritrasformare concetti esistenti e ricollocarli con una funzione prospettica diversa è alla base "mobile" della mia ricerca attuale.




8) Film, canzone preferiti
Amo molto "Todo Modo" di Elio Petri e "Tarot" il doppio album del poeta sciamano svizzero Walter Wegmuller e "il cantico dei drogati" di Fabrizio De Andrè.





9) Hai un animale guida?

Silvia mi guida sempre, non ho la patente essendo veneziano... avevo un gatto tanto tempo fa...Marlon.

10) Hai un motto con cui inizi la tua giornata?

Lo stesso con cui mi addormento la sera, ma alla mattina non lo ricordo più...

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