giovedì 5 maggio 2011
NORMAL LIFE?
Nel 2009 Mendes ci dona “American Life”(“Away we go”). La trama è molto semplice: una coppia di trentenni vaga per l’America alla ricerca di un luogo dove far nascere e crescere la figlia.
Li aiuta negli spostamenti bizzarre conoscenze da cui vengono ospitati.
Vediamo una carrellata di egoisti, ciechi, disillusi, soli, infantili, disperati genitori che più che ospitare i due protagonisti li rendono consapevoli che l’unico posto adatto per far crescere la propria famiglia è dove possono gestire le proprie scelte autonomamente senza troppi consigli. Un posto nuovo e antico nello stesso momento, la casa dove Verona è nata e cresciuta ereditata dalla morte dei suoi genitori.
Lui vorrebbe saper intagliare il legno per poterlo insegnare a sua volta alla figlia e lei rifiuta sempre le proposte di matrimonio di lui perché l’appartenersi non lo decide un foglio di carta.
Tutti e due accolgono le parole dell’altro senza giudicare, si amano, si capiscono, si sopportano.
Quello che Verona e Burt vedono non vogliono diventarlo, quello che sentono li inorridisce e li spaventa, anche nella situazione più ideale percepiscono dolore e proprio fra i parenti osservano esterrefatti solitudine ed egoismo.
Alla fine del loro viaggio la coppia capisce che non c’è un modo giusto e un modo sbagliato per crescere un figlio, a differenza della coppia di amici yippie (tra cui spicca una Maggie Gyllenhaal perfetta) che dettano la regola : “niente separazione, niente zuccheri, niente passeggino”.
Forse con un po’ di nostalgia di quando ancora niente è accaduto tutto è ancora da costruire, Mendes ci da quest’illusione che davvero bastano le migliori intenzioni, come diceva Bill August, per costruire una famiglia.
E che forse promettersi che non si crescerà la figlia con la mania della dieta vale più che promettersi di starsi accanto nella buona e nella cattiva sorte.
YOUTUBE
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento