Nel film l'equipaggio di una stazione spaziale orbitante attorno al pianeta Solaris vede materializzarsi le proprie ossessioni e fantasticherie in una nebulosa di radiazioni prodotta dall'oceano del pianeta, sorta di magma pensante di cui la stessa Terra potrebbe essere un'emanazione. Tarkovskij In quegli anni sviluppò le sue riflessioni estetiche, dove rielaborò, adattandole al cinema, alcune tesi del pensiero religioso russo d'inizio Novecento: compito del regista, è un processo di eliminazione del superfluo, a partire da convenzioni stilistiche divenute pregiudizi, come la preminenza della sceneggiatura e della parola scritta, l'uso della musica come amplificazione empatica della scena, la costruzione del ritmo affidata al montaggio. Traduzione: un film lunghissimo, con pochissimi dialoghi, con un ritmo lento, teso all'esasperazione, ma di rara bellezza concettuale ed estetica.
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